logo
logo logo logo logo


Roma conosce in età moderna un'eccezionale fioritura di istituti di carità, soluzione elevata a “metodo di governo” per risolvere i problemi sociali e di povertà di una città caratterizzata, nonostante la sua ricchezza, da un bassissimo sviluppo produttivo di quelle attività, altrimenti presenti in società più dinamiche, che nascono assieme allo sviluppo della borghesia urbana e che a Roma non trovano terreno fertile, precocemente soffocate dalle esigenze della corte pontificia e dal ruolo di capitale della cristianità, da cui peraltro trovano diverso beneficio economico.
L’archivio degli Istituti di Santa Maria in Aquiro conserva le carte di otto opere pie e costituisce quindi il principale fondo documentario per lo studio dell’assistenza romana in età moderna.

L’orfanotrofio, sorto nel 1540 ad opera di Paolo III Farnese, è il primo grande intervento strutturale dedicato all’accoglienza degli orfani di ambo i sessi. Gli “orfanelli” di Roma costituiscono un elemento stabile dell’iconografia romana, compaiono in processione in tutte le festività religiose, nei funerali, le loro mani innocenti estraggono i numeri del Lotto, sono ricordati nei testamenti di prelati, nobili e borghesi pro salute animae suae. L’altro grande settore dell’assistenza romana è quello dei Conservatori femminili dedicati a bambine, fanciulle, donne in stato di bisogno, e quindi di pericolo, definite di volta in volta come zitelle, pericolanti, mendicanti, penitenti, malmaritate, zoccolette e così via: un vasto e tragico campionario di miserie in quello che fu definito il “gran teatro della pietà romana”. L’archivio raccoglie le carte del Conservatorio delle mendicanti, poi Opera pia Rivaldi, del Conservatorio della Divina Provvidenza a Ripetta, del Conservatorio di San Pasquale Bajlon in Trastevere, del Conservatorio delle pericolanti e del Conservatorio Pio entrambi in via Garibaldi, sempre in Trastevere. Negli archivi non compaiono però solo orfani e fanciulle povere, ma anche prelati e curiali incaricati dell’amministrazione degli istituti, i benefattori, le cui carte pervenute assieme ai lasciti ci restituiscono le memorie di nobildonne e cortigiane, umanisti e usurai, monsignori e famosi scienziati. E soprattutto traspare Roma, così come ci appare nella documentazione già dai primi anni di ripresa dopo la devastazione della città ad opera dei soldati di Carlo V nel 1527, anni in cui si cominciano a costruire palazzi, ville e chiese e si definisce la fisionomia della nuova città dei papi.