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Pia casa della Visitazione degli orfani di Santa Maria in Aquiro e Santi Quattro Coronati



L’archivio nei secoli XVI-XVII e il riordinamento Magni del 1755

Sin dai primi anni l’archivio fu dotato di strumenti di ricerca della cospicua documentazione che si produceva nel corso della gestione dell’orfanotrofio accresciuta anche dalla carte dei benefattori che pervenivano assieme alle eredità a favore dell’Istituto.

Una prima descrizione dell’archivio venne redatta nel 1587 da Paolo Sacchetto, un orfano cresciuto nella Pia casa che divenne prima archivista e successivamente ufficiale dell’Istituto, con l’inventario “delle scritture delli Orfani, fatto da Paolo Sacchetto orfano quando li furono consignate le chiavi dell’archivio dall’Ill.mo signor Camillo Caetano prelato di detti Orfani”(tomo 360, cc. 97-11 e 115-118).

Più tardi venne riorganizzata la serie degli atti notarili: nel 1650 vennero redatte due Rubricelle dell’istromenti dell’archivio dell’Orfani (tomi 325-326) in cui sono stati inventariati per materia ed in ordine cronologico gli istromenti dal 1422 con indice dei nomi e cognomi. Successivamente, con un lavoro che durò dal 1668 al 1672, venne redatta la Rubricella dell’istromenti et altre scritture esistenti dell’archivio della venerabile Archiconfraternita delli Orfani et orfane di Roma.

 

Il riordinamento più importante dell’archivio venne realizzato su incarico dell’Arciconfraternita negli anni 1755-1757 – con una tardiva applicazione delle disposizioni di Benedetto XIII del 1727 per la tenuta degli archivi di tutte le istituzioni ecclesiastiche ed i luoghi pii – da Francesco Maria Magni che aveva dal 1731 provveduto al riordinamento dell’Archivio capitolino e del quale continuava a mantenere l’incarico di archivista[1].

L’intervento del Magni, benché limitato a quella che oggi costituisce la prima parte di questo inventario, rappresenta l’elemento fondamentale della struttura organizzativa dell’archivio della Pia casa: Magni riorganizzò il coacervo di carte in stato di grande disordine come descritto nel contratto stipulato e come già ampliamente sperimentato all’ Archivio capitolino: un attento esame di tutte le carte, e un ordinamento “per cronologia de’ tempi unendo le materie con buon ordine e separando le cose diverse ciascheduna da se”.

Il lavoro del Magni ebbe sostanzialmente questi obiettivi: spoglio delle filze, mazzi e carte sciolte che vennero riordinate formando dei volumi cuciti, ai quali diede una uniforme coperta in pergamena, loro raggruppamento in nuclei omogenei per quelli che Magni chiama ‘interessi’ o per tipologia documentaria, ordinamento cronologico delle carte interne ai tomi e dei tomi stessi nei rispettivi nuclei; i registri vennero lasciati, se in buone condizioni, con le loro legature originarie: volumi e registri costituiscono quindi una serie omogenea di tomi numerati originariamente da 1 a 1159.

Di particolare rilievo, oltre a questo metodo che mostra segni quella che Romani chiamò “nuova sensibilità archivistica affiorante”[2], è la particolare attenzione che Magni riservò al consistente nucleo delle carte dei benefattori che vennero ordinate per testatore non solo ai fini della gestione della relativa eredità, ma soprattutto nel rispetto di quello che oggi chiameremo ‘soggetto produttore’, mantenendo vincolate ad esso quasi tutte le carte da questo prevenute, riconoscendone un interesse che superava quello strettamente patrimoniale ed evitando la formazione di un brutale ordinamento per materia.

L’ordinamento del Magni venne mantenuto e parzialmente incrementato dagli archivisti successivi fino alla fine del XIX secolo esclusivamente con le carte sciolte e i fascicoli. Negli anni successivi vennero quindi formati altri 68 tomi dal 1160 al 1227 chiudendosi con l’anno 1893.

Di questi tomi ne sono giunti fino a noi solo 500: per i 727 volumi dispersi, la maggior parte come le intere serie delle vacchette degli obblighi di messe e dei giornali della dispensa, scartati alla metà dell’Ottocento, altra forse troppo deteriorata o anche sottratta, si è redatto un elenco consultabile in appendice utilizzando le denominazioni ricavate dagli strumenti di ricerca creati a corredo del riordinamento del Magni.

Il motore dell’ordinamento Magni, come già per l’Archivio capitolino e in considerazione dell’eterogeneità della documentazione e della vastità degli interessi trattati, è costituito dagli strumenti di ricerca formati parallelamente al lavoro di riordinamento che ancora oggi costituiscono una chiave d’accesso primaria alle carte.

Magni redasse quattro “Rubricelloni” in plano costituiti da tre volumi dove vennero riportati i regesti di gran parte dei documenti presenti nei tomi. Secondo l’uso dell’epoca infatti i rubricelloni sono organizzati per “materie” costituite per la gran parte dai nomi dei personaggi che lasciarono beni in eredità o in donazione, e da voci intestate alle diverse proprietà o ai diversi interessi amministrativi e patrimoniali della Pia casa. I regesti sono completati dalla data del documento, dal numero del tomo e dalla carta della sua collocazione.

Il quarto volume contiene l’indice alfabetico di tutti i nomi dei personaggi e delle istituzioni che compaiono nei regesti dei documenti, anche se non ebbero rapporti diretti con la Pia casa, ma semplicemente nominati nei documenti regestati, e dei beni in essi descritti, accanto ad ogni nome è indicata la pagina – o le pagine – del rubricellone dove esso compare.

I tre rubricelloni dei regesti hanno una numerazione per pagine 1 – 800, 801-1656, 1657-1991. Il volume dell’Indice è di pag. 360.

Negli anni successivi non vi sono interventi significativi di ordinamento dell’archivio che viene lasciato alla cura degli archivisti della Pia casa. L’impostazione del Magni tuttavia dovette semplificare notevolmente l’attività di conservazione delle carte sciolte: i tomi prodotti dai successori del Magni – dal 1060 al 1227 – si caratterizzano dapprima come filze miscellanee cucite in volumi e quindi mazzi di inserti e poi fascicoli sciolti sempre riunite nella solita coperta in pergamena, dei quali si continuavano a registrare gli estremi negli stessi rubricelloni settecenteschi. Occorre dire che, come si vedrà nelle pagine seguenti, anche la produzione documentaria e l’archivio risentirono del disordine amministrativo della prima metà dell’Ottocento.

 

Gli interventi del Novecento

Come descritto nell’Introduzione generale ai fondi[3], nel 1974 l’intero complesso archivistico venne trasferito dalla sede dell’Istituto in Piazza Capranica all’Accademia nazionale dei Lincei, intervento patrocinato da Raffaello Morghen in considerazione della presenza nell’archivio della Pia casa degli orfani di 14 volumi di carte di Johannes Faber, uno dei primi Lincei. L’interesse di Morghen si concretizzò immediatamente nell’organizzazione dei lavori di riordinamento, soprattutto della carte già descritte dal Magni che si trovavano in stato di disordine. Vennero incaricati due borsisti, Vincenzo Romani e Pietro Golisano, per riportare i tomi al loro ordinamento originario[4].

I due ricercatori si trovarono di fronte a un’organizzazione delle carte data loro nel 1922 da un archivista dell’Archivio di Stato di Roma secondo un sistema seriale che non teneva conto dell’imponente lavoro di sistemazione del Magni[5]. I due studiosi, sulla base dei rubricelloni fortunatamente recuperati, ricostruirono l’ordinamento settecentesco, devastato anche dalle segnature sovrapposte al numero di corda originario, e ne stilarono l’inventario[6]. Nel 1975 e poi ancora nel novembre 1976 lo stesso Morghen poteva illustrare all’Accademia i primi risultati di questo lavoro.[7]

Dal novembre 1978 subentrarono nella sistemazione dell’archivio Fiorenza Gemini e Giancarlo Ceccacci: per la sezione Tomi il lavoro riportava la denominazione dell’unità e gli estremi cronologici, secondo il recupero effettuato da Romani. Essi si dedicarono allo spoglio dei riferimenti ai regesti presenti nei rubricelloni dei documenti dei diversi tomi, riportandone pagina del rubricellone e pagina del documento regestato. Dei tomi non regestati (registri contabili ne amministrativi, tomi dei testatori ritenuti di contenuto non interessante la Pia casa, si riportava nella scheda la denominazione espressa dal Magni nei rubricelloni. Per le carte dell’archivio degli orfani escluse dal riordinamento Magni venne effettuata una accurata schedatura che ha costituito la base per la descrizione delle unità oggi comprese nella seconda e terza parte dell’inventario, ad esclusione delle carte sciolte. Questo lavoro si interruppe nel novembre 1980[8].

Nel 1991 l’Accademia richiedeva alla Soprintendenza archivistica per il Lazio un nuovo intervento in quanto non disponeva più dell’inventario di Romani e Golisano, ma solo della schedatura degli archivisti successivi.

Vennero incaricate due archiviste di Stato, Annalia Bonella e Alexandra Kolega, che si occuparono dell’individuazione, sulla base della schedatura a disposizione, delle singole unità dei diversi archivi, compresi quelli dei conservatori femminili, presenti alla rinfusa nel locali. Vennero riviste le schede già redatte di tutto l’archivio degli Orfani con l’integrazione dei dati mancanti. Nel 1993 il lavoro è stato proseguito da Alexandra Kolega che ha redatto un primo inventario provvisorio dell’intero fondo degli Orfani e di alcuni conservatori fusi nell’Istituto, inventari che fino ad oggi hanno consentito la consultazione dell’archivio. Nel 1010, sempre a cura della Soprintendenza archivistica per il Lazio, si è provveduto ad una verifica dell’ordinamento constatando l’opportunità di un intervento organico di riordinamento dei tutto il complesso archivistico.

Nel 2012 infine è stato avviato dalla Regione Lazio in collaborazione con gli Istituti di S. Maria in Aquiro e la Soprintendenza archivistica per il Lazio il progetto, finanziato con fondi europei, “Assistenza e beneficenza nel Lazio. Dall’Archivio dell’IPAB di Santa Maria in Aquiro alle Opere Pie del territorio regionale”, che prevedeva come elemento qualificante, la definitiva sistemazione e valorizzazione degli archivi degli Istituti di Santa Maria in Aquiro.

 

Il riordinamento attuale e l’eredità di Francesco Maria Magni

La faticosa serie di interventi prima descritta, ciascuno prezioso ma parziale, aveva impedito un lavoro organico di sistemazione dell’intero complesso archivistico. Con il progetto avviato nell’ottobre 2013, per quanto riguarda l’archivio dell’Orfanotrofio si è provveduto a dare una definitiva sistemazione inventariale all’archivio con uno spoglio complessivo di tutto il fondo e il recupero di elementi precedentemente non rintracciati; per la prima parte dei Tomi si è deciso di procedere ad una descrizione analitica delle unità archivistiche complesse, con particolare riferimento a quelle non trattate da Magni, mentre per la parte II dell’inventario si è provveduto ad una verifica della consistenza e ad integrare nell’inventario le carte sciolte e alcune serie ottocentesche rimaste escluse perché mescolate alle carte postunitarie, mai visionate e che si stavano schedando per la prima volta.

Il lavoro è stato eseguito tenendo in considerazione sia la redazione dell’inventario cartaceo che usualmente viene prodotto alla fine del lavoro di inventariazione, sia il sistema informativo in cui tutti i dati inventariali, descrittivi e di contesto, sarebbero stati inseriti per la consultazione on line. Rispetto agli anni precedenti, quindi, si sono potuti attuare interventi di valorizzazione attraverso tecnologie informatiche e digitali degli antichi strumenti di ricerca e la formazione di nuovi percorsi di accesso consentiti dall’attuale struttura informativa che si affianca al lavoro in riordinamento ed inventariazione effettuata secondo gli standard archivistici consolidati.

Per questo è stata realizzata la digitalizzazione completa dei quattro rubricelloni del Magni e di documenti ritenuti di particolare interesse, e a fianco di essi sono stati realizzati degli indici per antroponimi, toponimi, enti, navigabili tra tutti i riferimenti incrociati individuati; è stato predisposto anche un indice di ‘cose notevoli’ con raffinamenti successivi e per ciascuno il rimando all’immagine digitalizzata del documento, qualora realizzata.

Sono inoltre stati realizzati dei brevi cenni biografici di alcuni dei benefattori o personaggi di rilievo la cui documentazione è conservata in questo archivio e un approfondimento generale degli argomenti di rilievo trattati nelle carte.

Sia la digitalizzazione sia la costruzione dei cenni biografici devono essere considerati come lavori in progress per non appesantire i tempi di realizzazione del progetto.

In conclusione sono a disposizione:

  • introduzione generale ai fondi
  • introduzione all’archivio della Pia casa degli orfani
  • cenni storici della Pia casa degli orfani, monastero dei Santi Quattro Coronati e Collegio Salviati
  • inventario dei fondi Pia casa degli orfani e Collegio Salviati
  • cenni biografici benefattori o personaggi di rilievo
  • indici per antroponimi, toponimi, enti, cose notevoli, immagini
  • elenco tomi mancanti
  • elenco delle voci dei rubricelloni
  • informatizzazione della trascrizione dell’indice dei nomi presenti nei rubricelloni
  • digitalizzazione integrale dei tre Rubricelloni e dell’Indice generale dei nomi
  • immagini digitalizzate di una selezione di documenti d’archivio

 

Tutti questi strumenti sono stati integrati in un sistema informativo costruito tenendo in considerazione delle specifiche e delle numerose variabili di esplorazione di un fondo così complesso.

[1] Obbligo di Francesco Maria Magni archivista di “comporre l’archivio della Pia casa per il premio di sc. 535 con i patti, capitoli e convenzioni ivi espresse, 1755, tomo 1160.10. Per una più accurata analisi della figura di Francesco Maria Magni cfr. V. ROMANI, Vicende archivistiche romane del Settecento: Francesco Maria Magni e l’Archivio della Pia Casa degli Orfani. in << Studi in onore di Leopoldo Sandri, >> tomo III, Pubblicazioni degli Archivi di Stato XCVIII, Saggi I, Roma, 1983, pp. 783-812

 

[2] Romani…..

[3] Cfr. p.

[4] Da questo lavoro scaturì il suo fondamentale saggio, V. ROMANI, Vicende archivistiche romane del Settecento: Francesco Maria Magni e l’Archivio della Pia Casa degli Orfani. in << Studi in onore di Leopoldo Sandri, >> tomo III, Pubblicazioni degli Archivi di Stato XCVIII, Saggi I, Roma, 1983, pp. 783-812

[5] Questa organizzazione era ancora visibile, seppure in disordine, al momento dell’ispezione da parte della Soprintendenza archivistica per il Lazio fatta nel maggio 1960 da Gabriella Olla Repetto. Di tale ordinamento tuttavia non è mai stato rintracciato l’inventario che probabilmente l’archivista redasse. SAL, Santa Maria in Aquiro, fascicolo 9.8.31. Per una maggiore descrizione di tale ordinamento si veda ROMANI V., Vicende archivistiche cit., p. 792

 

[6] Di tale inventario, depositato da Romani presso l’Archivio, non si è potuto rintracciare alcun esemplare. Questo lavoro di riordinamento è stato tuttavia fondamentale per far emergere l’importanza di questo fondo e per ogni intervento successivo

[7] MORGHEN R., L’Archivio Storico dell’Accademia dei Licei, in Accademia nazionale dei Licei, Rendiconti della classe di scienze morali, storiche e filosofiche, S. VIII, 30, 1975, pp. 257-271

[8] Il loro lavoro di schedatura, oltre a riguardare le carte dell’archivio degli orfani escluse dal riordinamento Magni, si estese anche gli archivi dei conservatori femminili della Divina Provvidenza e San Pasquale Bailon